Aprile, gli esami universitari si avvicinano, per i ragazzi delle superiori, si iniziano le prove in vista della tanto temuta Maturità, e per i più piccoli, ci si prepara al primo esame della vita: quello di terza media.
E, nonostante siamo certi di aver studiato al massimo delle nostre potenzialità, l’ansia da prestazione sale e ci fa aumentare i battiti cardiaci.
Quante volte avete detto a voi stessi e agli amici che studiano con voi: “Senz’altro andrà male!” O: “È inutile, tanto il professore mi farà l’unica domanda a cui non saprò rispondere!”.
Quante volte questo vi ha portato a farvi stare sui libri anche la fatidica “notte prima dell’esame”, nel tentativo di indovinare che cosa potesse chiedervi il professore? E quante volte questo vi ha causato quel fastidioso mal di stomaco?
Quante volte vi siete sentiti preoccupati fino a immaginarvi la tanto temuta interrogazione nel peggiore dei vostri incubi? Quante volte vi siete sentiti delusi da voi stessi ancora prima che poteste realmente appurarlo, solo perché avete dato retta ad un vostro pensiero insicuro, che in quel momento vi passava per la testa?
Non so a voi, ma io, nella mia carriera di studentessa ansiosa quale ero, penso mi sia capitata ognuna di queste cose. E quella paura di fallire, basata su un futuro inimmaginabile, me la ricordo ancora bene. Così come ricordo bene che alla fine gli esami li ho sempre passati con successo e non c‘era volta che, tornando a casa, mia madre non mi dicesse: “Fortuna che avevi detto che sarebbe andato male al 100%. Ne è valsa la pena di avere tutta questa agitazione? Il risultato sarebbe stato uguale”.
Di fatto mia madre aveva ragione. Anche se può capitare che l’ansia giochi brutti scherzi e comprometta il risultato finale della prova. Perché spesso siamo noi con i nostri pensieri insicuri a condizionare negativamente le situazione che stiamo vivendo.
Come dice Jack Pransky in Qualcuno avrebbe dovuto dirtelo!: infatti, “È solo quando la mente si calma, fa silenzio e si schiarisce che possiamo ascoltare la nostra Saggezza, parlare”, e in questo caso rispondere bene al professore.
L’esame è solo una metafora della vita. In ogni momento della nostra esistenza abbiamo ostacoli da superare, e puntualmente, ogni volta, cerchiamo di immaginarci come faremo a oltrepassarli, sotto che aspetto si presenteranno a noi, se saremo in grado di affrontarli.
La paura del futuro è quella che più spaventa gli esseri umani, incapaci come sono di non poter avere il controllo su ciò che ancora non conoscono. Maghi, fattucchieri, indovini, come spiega il nostro Oscuramente cercano di arricchirsi dando agli uomini le risposte che cercano.
E se non le trovano? Iniziano a pensare, a preoccuparsi, ad aggrovigliarsi lo stomaco alla ricerca del bandolo della matassa, e intanto l‘ansia sale. Ma più sale più la loro mente si annebbia e le risposte che tanto cercano si allontanano da loro. E più si allontanano più vanno in crisi, piombando il un loop senza via d’uscita.
Stop, provate a fermavi per un attimo. Chiudete il libro, chiudete per il momento quella pagina della vostra vita che tanto vi angoscia. I problemi, o meglio le questioni da risolvere, forse saranno ancora lì quando tornerete ma sicuramente riuscirete ad affrontarli in modo più sereno.
Uscite a fare una passeggiata. Avete bisogno di idee nuove, fresche, avete bisogno di rientrare in contatto con la vostra Saggezza interiore.
“Il nostro pensiero offusca la nostra Saggezza – dice Jack Pransky – e in effetti è l’unica cosa che può farlo. Il nostro pensiero nasconde la nostra Saggezza proprio come un velo copre una bellissima scultura. Anche se non riusciamo a vedere la scultura lei è lì. Il nostro pensiero è il velo. Quando il velo viene tirato via, la scultura è lì per essere vista da tutti, poiché fin dal principio non era mai andata da nessun altra parte. Possiamo fidarci di questo. E potremmo avere la stessa fiducia nella nostra Saggezza Innata” che ci permette di superare gli ostacoli della vita, godendoci il presente.