A cosa servono i divieti?

A cosa mai possono servire tanti divieti se poi troviamo eccezioni a ogni piè sospinto? Non so se l’albo illustrato Tutto vietato Ammenochè scritto da Gabriella Ballin, illustrato da Matteo Spadoni e artisticamente diretto da Davide Calì sia in grado di rispondere a questa domanda, ma di sicuro è capace di far riflettere e di far ridere, tanto ridere.

Quando i divieti sono tanti, troppi, e le eccezioni altrettanto, sembra di scivolare in una distopia, come va di moda chiamarla ora. Il racconto di Gabriella Ballin è pieno di divieti e anche i disegni di Matteo Spadoni sono costellati di divieti assurdi, ma a fare da contrappeso a tutti questi divieti sono proprio le eccezioni, vere protagoniste del racconto.

Senza richiamare alla mente situazioni e storie recenti, chi di noi non si è mai sentito sorpreso o magari addirittura sollevato quando di fronte a mille divieti, magari assurdi, trova l’eccezione che gli permette comunque di realizzare il proprio scopo?

Ci auguriamo che sfogliando e leggendo Tutto vietato Ammenochè, possiate tirare tanti respiri di sollievo, trovando le eccezioni che vi permettono ancora di vivere, uscire di casa, andare al parco, fare un viaggio o semplicemente fare il bucato.

E mentre respiriamo libertà, conosciamo meglio Gabriella Ballin, dalla cui immaginazione è sorta la città di Ammenochè.

Gabriella, cosa fai nella vita?

Nella vita di tutti i giorni faccio un mestiere particolare che ha molti nomi, tendenzialmente inglesi: producer, writer producer, creative preditor. 

In poche parole produco contenuti video per l’industria dell’intrattenimento, scrivo i testi, monto le immagini e scelgo le musiche. 

È un lavoro che amo molto e che faccio da sempre prima per la Disney, dove mi sono formata, ora come freelance.

Da dove viene la tua passione per la scrittura?

La passione per la scrittura deriva sicuramente da quella per il video e l’illustrazione. Attraverso la scrittura ho la possibilità di rendere concreta un’idea che a sua volta esiste grazie alle immagini. 

Per me parole e immagini vanno di pari passo e gli albi illustrati sono l’ideale per questo scambio: rappresentano un gioco divertente tra parole e illustrazioni nel quale il lettore ha un ruolo attivo.

Come ti è venuta l’ispirazione per la città di Ammenochè?

Ammenoché è nata durante una notte insonne dello scorso settembre.

Non riuscendo ad addormentarmi cercavo di distrarmi cercando la soluzione a un problema ripetendo “a meno che”, “a meno che”, “a meno che” finché bum! Mi sono trovata ad Ammenoché, la città dove tutto vietato ma dove, in fondo, tutto è concesso. Scriverla è stato facile, mi sono limitata a descrivere un luogo che più o meno tutti conosciamo, dove esistono molte regole ma dove ognuno fa come gli pare, regole che spesso sono giuste ma a volte assurde, dove “trovare scappatoie” è un’abitudine quotidiana e, se proprio non si trovano, lo spirito di iniziativa dei suoi abitanti è così vivace da trasformare in una festa anche la fila imposta dalla burocrazia.

La mattina ho buttato giù la struttura della storia poi l’ho scritta e mandata a Davide Calì, che ha seguito la direzione artistica. 

Qualche giorno più tardi, dopo un paio di modifiche, Matteo ha cominciato a lavorarci rendendola esattamente come l’avevo immaginata e arricchendola: i bambini che l’hanno letta percorrono le vie che ha disegnato e notano tutti i cartelli commentandoli, è molto interessante ascoltare le loro opinioni a riguardo.

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Monica