Vite a gettoni, 4 anni dopo.
Sono trascorsi solo 5 anni da quando io ed Elisa Cattini abbiamo pranzato nella piazzetta di Carpi per parlare dell’idea. Eravamo ancora allo stato embrionale; pensavamo a una raccolta di racconti o a un romanzo che contenesse le storie di vita che Elisa aveva collezionato negli ultimi anni. Avevamo le storie, avevamo tanti personaggi, avevamo una brava scrittrice, Elisa, avevamo un editore disponibile, Errekappa.
Quel giorno, tra un’insalata e un caffè abbiamo deciso che:
- sarebbe stato un romanzo,
- avrebbe avuto bisogno di un giovane personaggio con cui gli adolescenti e gli YA (Young Adults) potessero relazionarsi
- serviva un filo rosso che legasse insieme tutte le storie di Elisa.
A distanza di qualche giorno Elisa ha trovato il filo rosso. Lo ha raccontato in occasione dell’uscita del romanzo, che abbiamo presentato al Salone del Libro di Torino nel 2017, l’anno della rinascita del salone.
Sembrano passate mille vite da quel momento, il mondo è quasi completamente cambiato e le esperienze vissute legate a questo romanzo sono state tantissime. I lettori continuano ad apprezzare il testo, perché quando parli di vita, quando parli di amore, esperienze, incontri, lontananze, parli di avvenimenti senza tempo, parli di ciò che da significato all’esistenza e che anche quando tutto cambia, non cambiano.
Cosa è cambiato?
Elisa Cattini ci racconta la sua esperienza di autrice nel dopo pubblicazione, durate la fase di promozione.
Più che il “cosa è cambiato” vorrei raccontarvi che “cosa è migliorato”.
Ho preso coscienza del fatto che vite a gettoni è una verità assoluta. Dopo il ciclo dedicato alla stesura del libro, alle correzioni, all’attesa che andasse in stampa e infine, alla prima esposizione al Salone del libro di Torino, se ne sono aperti tanti altri e altrettanto importanti.
Ho sempre pensato che scrivere il libro fosse la parte “difficile” ma mi rendo conto che non è stato così. È stato impegnativo capire quale fosse il giusto modo di trasmettere la mia emozione nello scrivere queste storie nelle storia, e l’ho trovato proponendomi come sono nella vita di tutti i giorni: empatica, aperta alle nuove esperienze e incline al gioco di squadra.Ho ingaggiato un paio di amici pieni di talento, abbiamo studiato un format convincente e ci siamo lanciati in questa splendida avventura. Un tour di aperitivi letterari, un mix di musica, parole magistralmente recitate di cui abbiamo fatto il pieno, ignari del periodo che ci stava attendendo.
A pensarci bene adesso, come succede spesso quando lo si fa a posteriori, prenderei la paura che precedeva le nostre serate e la spazzerei via, anche se sono convinta che la paura sia il veicolo delle cose che riescono meglio.
Ancora adesso ci sono persone che mi scrivono raccontandomi di essersi riconosciute in un personaggio o nell’altro del mio romanzo, di aver respirato l’aria dei vicoli affollati di Bologna e di aver percepito il silenzio della piazza adiacente l’università della domenica mattina restituendo alle mie fatiche la più grande delle soddisfazioni.
Bologna è stata per me una scuola importante, e quello che ho raccolto nelle mie pagine è il “cosa avrebbe potuto essere se” parlando di vie e di storie del tutto normali. Se avessi frequentato l’università lì, se fossi stata più coraggiosa a vent’anni, se a quell’età fossi quella che sono oggi, col mio vissuto e il mio bagaglio di esperienze.
La nascita del libro
è avvenuta dopo un lungo periodo di incubazione, di incontri, di piccole confidenze alla macchinetta del caffè o lungo i corridoi di anonimi uffici. Storie sentite e messe da parte in attesa che trovassero il proprio posto per splendere, e quasi come un’illuminazione, hanno trovato il loro luogo attraverso un fil rouge frutto di un’intuizione del tutto casuale: una corsa alla lavanderia a gettoni per lavare il piumone del mio letto.
Confesso che ancora oggi, di tanto in tanto, passo davanti alla lavanderia che mi ha accolto durante la stesura di buona parte del romanzo e continuo a pensare che ogni luogo di aggregazione, per quanto insolito possa sembrare, è uno scrigno di storie che merita di essere aperto.
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Buona lettura!
Vi ricordo che questa è solo la seconda tappa del blogtour dedicato a vite a gettoni, seguite gli altri blog che trovate qui sotto per conoscere ulteriori dettagli sul libro e altri punti di vista!