Crescere un figlio, soprattutto se è il primo, spaventa perché ancora si è inesperti, destabilizza perché i propri ritmi di vita cambiano, stanca perché fare per due non è come fare solo per se stessi e perché per dirla con De Gregori di norma “i bambini a letto non ci vogliono andare”.
La vita di un genitore raddoppia, come raddoppiano le sue responsabilità, cambiano le priorità, cambiano le scelte, subentrarono le rinunce e i sacrifici che costano cari anche se sono fatti con un sorriso, perché in nome di qualcosa che amiamo più della nostra stessa vita.
Crescere un figlio però è molto più di questo. È ricominciare a vivere. Riprogrammare la propria esistenza in funzione di qualcosa che abbiamo dato alla luce noi. È innamorarsi di nuovo, mentre osserviamo con commozione le manine perfette di nostro figlio, è provare allegria quando gli facciamo il bagnetto e lui vuole mettere gli occhialini da piscina, perché ha paura dell’acqua, è orgoglio quando porta a casa la prima pagella, è gelosia quando prende la prima cotta. È aspettare tutta notte sul divano con in mano il giornale che il nostro ragazzo torni a casa dalla discoteca, per poi, appena apre la porta, sbadigliare, facendo finta di essersi appena svegliati per andare a bere.
È dire dei no per il loro bene, anche quando sai che i tuoi figli non potranno capirne il motivo, ma è anche essere capaci di lasciarli sbagliare, quando è arrivato il momento giusto. E infine è accompagnarli all’altare, con qualche lacrima e tanta felicità nel cuore, perché un’altra famiglia sta per nascere e un altro viaggio sta per cominciare.
Viaggio, sì, perché tutto sommato crescere un figlio è un percorso che si fa almeno in due: genitori e figli. E in questo peregrinare un po’ in salita e un po’ in discesa, i bagagli non si disfano mai.
Spesso nell’educare i nostri figli diamo per scontate molte cose, per esempio che a dover imparare siano solo loro: non è così. L’insegnamento è qualcosa di bilaterale che procede per domande e risposte da entrambe le parti. Il difficile di essere genitori sta anche nel modificare il nostro comportamento e le nostre abitudini, se vogliamo che i nostri figli ci ritengano affidabili e ci prendano da esempio.
In parole povere è necessario “predicare bene e razzolare bene”. Come ci suggerisce Sue Beever in Bambini Felici e Genitori Felici, i bambini ci danno dei feedback su come ci comportiamo: “In qualunque modo lo facciano, ogni volta che i tuoi bambini ti rendono consapevole di incongruenze in ciò che stai dicendo o facendo, ti presentano un’opportunità di cambiare i tuoi modi”, di allineare il tuo comportamento con ciò che vuoi per i tuoi figli.
Anche riconoscere e copiare le abilità che ammiri nel tuo bambino ha dei benefici che ti porteranno a goderti davvero il tuo viaggio di genitore. È un modo per essere entusiasta di lui e per completare te stesso, grazie alla ricchezza trasmessa da tuo figlio. È entrare in punta di piedi nel suo mondo per comprenderlo meglio.
Gli esempi sono tanti, vediamone uno: l’esperienza di Sally, tratta da Bambini Felici e Genitori Felici:
Sono sempre stata affascinata dal pianoforte. Avrei amato essere in grado di suonarlo, ma mi sentivo sempre troppo vecchia per iniziare. Tuttavia, quando mia figlia ha iniziato a prendere lezioni, mi piaceva così tanto guardarla imparare che ho iniziato a copiarla dopo che aveva finito. In poco tempo le stavo chiedendo di mostrarmi quello che stava suonando e di insegnare anche a me a farlo […] Ora sediamo assieme ripetendo delle musiche che abbiamo sentito, e ci piace davvero suonare insieme ed incoraggiarci a vicenda.
Ci sono poi qualità insite in quasi tutti i bambini di cui ogni adulto dovrebbe nutrirsi quotidianamente: la loro curiosità, la loro capacità di essere diretti, ma mai arroganti, di buttarsi nelle sfide della vita, senza troppa paura e senza ansie. Imparare dai bambini si può. Mettetevi in viaggio e lo scoprirete.
Giulia Rossi
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