Cosa fa quel coniglio piatto?

Il coniglio piatto: storia di sensibilità, amicizia e addio

Accidenti, guarda un po’ qui!”.

Che cosa avrà visto il topolino, gridando al suo amico cane? La storia parte proprio così, con un incontro per strada. Torna l’autore di libri illustrati Bárður Oskarsson, con il suo nuovo albo illustrato, “Flata kaninin”, che tradotto in italiano diventa IL CONIGLIO PIATTO. Tra le pagine del libro, due amici animali, un cane ed un topolino, si trovano ad affrontare il tema della morte e la delicatezza di questo momento. Trovandosi davanti al corpo di un coniglio piatto sulla strada, i due si domandando come poterlo spostare per trovargli un luogo migliore.

I due conoscono il coniglio di vista, sanno dove abita ma non vogliono portarlo a casa per non diventare messaggeri di sventura. Dopo un lungo riflettere, il cane ha un’idea: aiutato dal topolino, stacca delicatamente il coniglio piatto dall’asfalto, e insieme lo portano nella cuccia del cane. Lì lavorano tutta la notte, si sentono gran rumori di martelli e chiodi e la mattina dopo escono con in mano un aquilone. Attaccano il coniglio ai pezzi di legno incrociati sul lato inferiore dell’aquilone e, sfruttando il favore dei venti, fanno volare il coniglio oltre le nuvole, oltre il cielo. Un modo simbolico, delicato e sensibile, di lasciare andare una persona cara, defunta, rendendogli grazia e omaggio. Il cane ed il topo reagiscono con stoica empatia al destino del coniglio, liberandolo dall’umiliante esposizione in quella strada, restituendogli la dignità.

L’artista

Bárður Oskarsson, in questo suo ultimo libro parla di etica e responsabilità in modo sensibile e convincente, prendendo spunte da Antigone e l’Iliade: la sfida in questo albo è prendersi cura del corpo della persona cara, anche se comporta rischi e paure. I libri di Oskarsoon hanno come protagonisti animali che vivono e si comportano come persone, che siano lavoratori, mamme, papà ed amici: hanno tratti umani, parlano e camminano sulle zampe posteriori. Allo stesso tempo, non indossano vestiti, se non le loro pelli naturali.

L’ambiente

in cui vivono è urbano, come le città, strade con macchine, parchi, ma non ci sono mai persone rappresentate. Queste ultime subentrano come motivo di azioni con conseguenze non sempre favorevoli. Uno degli animali di questa storia, il cane con zampe sottili, una testa grande ed il naso bagnato tipico della razza canina, è il protagonista premuroso e sensibile, che si mette in prima linea e pensa a come risolvere il problema e aiutare una persona cara. Aiutante ed alleato in questo, il topolino che si presta ad aiutarlo e lavora con lui alla riuscita dell’opera.

Un tratto fondamentale che viene evidenziato, è come in letteratura le figura degli animali rappresentino le persone adulte, e i cuccioli di animali simboleggino i bambini. In questo modo, Il coniglio piatto simboleggia una storia potente sui bambini competenti del nostro tempo, un termine che si riferisce a loro come conquistatori di abilità che nell’immaginario comune sembrano erroneamente riservate esclusivamente agli adulti.

Bárður Oskarsson (Tòrshavn, 1972)

nasce come illustratore di libri per bambini, nel 2004 pubblica il suo primo libro “Ein hundur ein ketta og ein mús” ovvero“Un cane, un gatto e un topo” con cui vince nel 2006 il “West Nordic Council’s Children and Young People’s Literature Prize”. Nel 2013 è insignito, con Stridd um tad gòda grasid, del prestigioso “White Raven” riconoscimento conferito dall’International Youth Library; lo stesso albo gli vale la nomina per il “Nordic Council Children and Young People’s Literature Prize” nel 2016. Nel 2013 vince il “LUCHS-Preis fur Kinder-und Jugendliteratur” con Flata kaninin, ovvero Il coniglio piatto, con cui l’anno successivo ottiene anche la nomina per il Nordic Council Children and Young People’s Literature Prize. I suoi albi sono stati tradotti in diverse lingue quali danese, norvegese, svedese, islandese, inglese, francese, tedesco, sloveno ungherese ed italiano.

Lo stile

del tratto accompagna il lettore pagina dopo pagina, minimalista ma completo che garantisce la scorrevolezza e la complessità della storia. Un esempio che si può citare è che non si parla di automobili nella storia, ma guardando le pagine centrali si nota una macchina grigia e un’illustrazione a tutta pagina del coniglio piatto insieme a cane e topolino. Allo stesso modo, nelle ultime pagine, si nota un’auto rossa e affianco il cane che libra l’aquilone con il topolino che osserva. In questo modo, si dimostra come alcune scene benché non spiegate, possano arricchire il significato intrinseco e rispondere a dei perché che lo scrittore ha volutamente nascosto dal libro. I colori utilizzati da Oskarsson sono acquarelli, che producono un effetto morbido e amichevole.

Come il precedente libro “La lotta sul prato”, anche “Il coniglio piatto” nasce come ispirazione dalle Isole Faroe, luogo natale dell’illustratore. Un posto magico, verde e racchiuso tra i mari del nord. Le Isole Faroe sono situate al largo delle coste settentrionali dell’Europa, e sono un arcipelago formato da 18 isole, tra l’Islanda e la Norvegia, sotto il regno di Danimarca. Un paesaggio dalle alte coste frastagliate e rocciose, dagli inverni miti e con esteti fresche. Di origini celtiche e scandinave, gli abitati di queste isole sono 50.000, quasi tutti con carnagioni chiare, capelli biondi o rossi e occhi chiari. Un popolo attaccato alle proprie usanze e tradizioni, che sentono il vento del nord e sanno riconoscere le onde della marea, ma con un occhio aperto al futuro e all’ambiente, soprattutto per la cura verso il territorio e le specie animali.

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Monica